The Frozen Autumn, Diego Merletto e Froxeanne, gruppo coldwave-elettronico, da sempre riconosciuto come uno dei massimi esponenti del genere dark-wave, si dimostra ancora una volta una realtà sempre più originale e interessante. Dopo aver suonato in tre continenti, lasciando un segno indelebile nella storia della musica wave, per la prima volta, sabato 17 gennaio salirà sul palco del MU a Parma. Li abbiamo incontrati.
- Dopo il solido e sofisticato “Chirality” è la volta di un EP che presenterete in anteprima a Parma. Parlateci di questo nuovo e atteso progetto.
Il nuovo EP si intitola “LIE IN WAIT” ed è appena uscito per Calembour Records. Abbiamo scelto di pubblicarlo in formato vinile picture 12″ 45 giri in edizione limitata a sole 500 copie numerate a mano; questo maxi-singolo contiene tre pezzi totalmente inediti e una versione remix anch’essa inedita del brano ormai noto “Sidereal Solitude”, contenuto nel precedente album “Chirality”.
- La bellezza della musica è certo una priorità per The Frozen Autum, sonorità che hanno anima e non solo forma. La sperimentazione continua è un vostro segno distintivo e anche in questo lavoro è presente la stessa ricercatezza.
Questo lavoro alterna brani estremamente dinamici, veri e propri potenziali alternative dancefloor teaser, ad altri dalle atmosfere più rarefatte, uniti dal comune denominatore di strutture elettroniche estremamente articolate e stratificazioni sonore tutte da scoprire, in cui il nostro stile distintivo pensiamo sia chiaramente riconoscibile.
“LIE IN WAIT” dove si colloca rispetto alla precedente discografia?
Secondo noi questo EP segna un’ulteriore evoluzione a livello compositivo, ed è un ponte fra “Chirality” e il nuovo full-length già in fase di preparazione.
- Si dice che la musica che ascoltiamo spesso parli di noi, uno specchio per capire chi siamo insomma. Oggi come ieri, che musica accompagna le vostre giornate? Ci sono canzoni legate a un ricordo o a un momento particolare?
Tutta la wave possibile e immaginabile. Forse in questo siamo un po’ prevedibili, ma ce l’abbiamo nel sangue. La prima canzone che ci viene in mente è forse “Wake Up” di The Danse Society, che risuonava nell’aria la prima volta che ci siamo incontrati.
- Che rapporto avete con la vostra città di origine, Torino? Quanto è stata importante per voi a livello artistico-culturale a inizio carriera?
A Torino è tornata ad abitarci una metà della band dopo anni, quindi un rapporto c’è eccome. Le sue atmosfere sono state almeno in parte fonte di ispirazione all’inizio della nostra carriera, perché è assolutamente una città da… gelido autunno. Crediamo che la gente di questa città ci stia tributando sempre maggiori riconoscimenti, alla faccia del “nemo propheta in patria”. Cosa che noi avvertiamo chiaramente e di cui siamo molto grati, perché se non fossimo nati a Torino, nel bene e nel male, probabilmente non saremmo quelli che siamo.
- Balza all’occhio durante le vostre esibizioni una certa gestualità e un linguaggio del corpo piuttosto ricercato e attento, al di là di quello che è l’estetica ovviamente. Antonin Artaud, commediografo e regista teatrale affermava che il corpo è “la parola prima della parola”. C’è uno studio accurato dietro ai live anche per quanto concerne la comunicazione non verbale?
No, la gestualità che abbiamo dal vivo non è frutto di uno studio, ci viene proprio spontaneo muoverci così, come sulla pista da ballo. E’ la musica che guida il corpo e questo obbedisce senza alcuna premeditazione.
- Una marcata vitalità creativa vi spinge verso progetti, live e collaborazioni importanti. Potete concederci qualche anticipazione?
Tra i nostri progetti futuri c’è appunto un nuovo album, nel quale stiamo riversando delle idee secondo noi molto interessanti sulle quali stiamo lavorando da tempo. Inoltre abbiamo molti concerti in programma in Italia e all’estero, alcuni dei quali verranno annunciati a breve. Dobbiamo dire che la nostra attività live ci sta riservando delle soddisfazioni sempre crescenti, cosa per la quale ci consideriamo davvero fortunati e per cui siamo molto grati al nostro pubblico, anch’esso, a quanto pare, sempre crescente.
- Veniamo al live in programma sabato a Parma, città che vi ospita per la prima volta, cosa vi aspettate da questa performance?
Siamo contenti di poter suonare a Parma per la prima volta, una città che da sempre si è caratterizzata per aver dato i natali ad artisti rinomati del nostro genere e ci aspettiamo quindi un pubblico speciale, attento, e desideroso di “esserci” in un momento particolare come è quello in cui vengono presentati per la prima volta dal vivo dei brani nuovi di una band, com’è esattamente il caso per i brani di “LIE IN WAIT”, e soprattutto desideroso di lasciarsi coinvolgere, trascinare e di divertirsi. Quindi vi aspettiamo tutti al Circolo Mu di Parma, sabato 17 gennaio 2015!
Lara Bertoglio