20/01/2018 Io Chi Sono? + Caron Dimonio @Endenocte Dark Night c/o Mattatoio, Carpi (MO)
In questa stagione, è la terza volta che un gruppo della scena bolognese si esibisce nelle serate Endenocte. Dopo il post-punk, con piglio rock, dei BeStrass e lo Shoegaze
iper-vitaminizzato dei Dade City Days, è stata la volta del techno-punk (etichetta del tutto arbitraria ma mi sono innamorato dell’idea di chiamare così il genere che praticano)
dei Caron Dimonio, una sorpresa nettamente in positivo che ha conquistato il pubblico presente, compreso quelli dei solito incontentabili (ed è davvero un bel risultato).
Sono stati infatti loro ad aprire la serata con la loro musica fatta di chiaroscuri, complessa a dispetto della durata mediamente breve dei loro pezzi. Una simbiosi perfetta tra il mondo creato da Giuseppe Lo Bue e le note di basso policrome di Filippo Scalzo. Brani quasi sempre in crescendo, dall’introduzione affidata ai pattern di batteria elettronica, raddoppiati dall’elettronica delle basi, e seguita prima dagli arpeggi di chitarra per finire con assalti sonori furiosi quasi hardcore.
Tante soluzioni diverse ed alcune idee compositive che mi sono parse inedite e geniali. Come la struttura inconsueta dei pezzi, per fare un esempio, che sfugge alle convenzioni e aitentativi di catalogazione. E lo considero un grosso pregio. Dopo aver visto all’opera i Caron Dimonio, pochi mesi fa gli European Ghost al Decadence e prima ancora, sempre nelle serate Endenocte, The Black Veils (oltre ai gruppi sopra citati) è difficile non pensare ad un rinascimento di una scena bolognese/emiliana, quella che gira intorno all’Atmosphere Records, che rinverdisce i fasti di quell’Italian Records che ebbe un ruolo fondamentale nella diffusione della new wave in Italia.
A A A tratti mi è parso di scorgere, ma è solo una mia suggestione che voglio condividere, echi di Gaznevada, Luti Chroma, Confusional Quartet, Central Unit, ecc, durante la loro esibizione. Prima del loro set, un ricercato percorso attraverso il lato nobile del pop italiano anni 80 (Garbo, Battiato, Faust’o, Ivan Cattaneo, Matia Bazar) introduceva l’esibizione dei padroni di casa, i carpigiani IoChiSono? già noti attraverso le incarnazioni di Fata e Das Modell con le quali si sono guadagnati un congruo numero di fedelissimi, giusto per smentire il detto latino Nemo propheta in patria. Erano infatti molti e compatti davanti al palco (e soprattutto entusiasti), i fan del neonato progetto di Roberto Ferrari e soci, ad assistere al vernissage dal vivo dell’album Viscerale, in uscita in questi giorni.
E posso dire che pur non essendo musicisti di professione (anche se suonano insieme da molti anni) hanno reso al meglio, confermando le qualità pop espresse nei loro dischi (ci metto dentro anche quelli dei Fata dei quali era presente il chitarrista della formazione originale) se non addirittura con un pizzico di pepe rock in più.
Suono definito, potente, compatto, ritmo e melodia, arrangiamenti mai scontati e i testi di Roberto Ferrari. In chiusura la cover di Lovesong dei Cure che partiva con un intro trip-hop e diventava nel prosieguo un pezzo che sembrava scritto da loro.
Forse hanno superato l’età in cui si coltivano i sogni di gloria, ma non manca (non sarebbe mancato) loro nulla di quello che occorre per aspirare ai posti di alta classifica e all’airplay radiofonico.
FULVIO GALVANI
Foto by ELISA MAGNONI