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Giovanni Lindo Ferretti: la recensione del concerto


Teatro pieno per accogliere l’icona Ferretti a Parma, ed è un’accoglienza calorosa come ormai è abituato a vedere chi lo segue negli ultimi anni, accompagnato dal fido Ezio Bonicelli, chitarra e violino e da Luca A. Rossi, chitarra e basso, ambedue conterranei del Nostro. Per onestà, tra l’entusiasmo generale dobbiamo riferirvi di qualche voce pacatamente critica che non ha digerito il rifacimento di alcuni pezzi storici dei CCCP. Emilia paranoica per esempio. Chi scrive ha trovato il suo rifacimento sensato e adatto a quel momento dello spettacolo (è stata eseguita verso la fine). Molto più indigesta invece la nuova veste melodica di Tu menti. Ma a mio parere la carne al fuoco era talmente tanta che era impossibile continuare a perdersi in questioni tutto sommato inessenziali come l’analisi tecnica di quanto stava accadendo, quanto era molto più produttivo lasciarsi andare all’emozione di vedere un’icona, un’autentica leggenda vivente, che si presentava anche in un’ottimo stato di forma, esibirsi in una performance impeccabile dal punto di vista della sostanza.

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Nella foto Giovanni Lindo Ferretti

E in ogni caso le versioni rese di Curami, And The Radio Plays, Spara Jurij, erano abbastanza fedeli all’originale da infiammare il pubblico in danze e canti, fino ad allora contenuto a fatica nelle poltrone del teatro. Altri momenti intensi e riusciti le esecuzioni di Del mondo e Cupe vampe, due dei numerosi vertici emozionali toccati durante la serata. Da citare l’iniziale Pons tremolans, non perdiamo occasione per farlo, perché nonostante l’aspetto sornione (leggi non punk) ha il testo e quindi la statura per entrare nell’olimpo dei migliori fichi del bigoncio ferrettiano. Tra questi Amandoti è comparsa per seconda, si è invece fatta notare l’assenza dalla scaletta di A Tratti. In definitiva, il pubblico numeroso ed entusiasta, la location che si è rivelata funzionale sotto diversi punti di vista (l’acustica per esempio e da non sottovalutare la comodità di parcheggio), la voce ferma di Ferretti e la tecnica dei musicisti, hanno seppellito e coperto con un macigno le polemiche strumentali e dai toni inutilmente esasperati che hanno preceduto il concerto che doveva essere effettuato il 28 aprile scorso, nella sede naturale dell’organizzatore principale, il circolo Arci App Colombofili. Per Endenocte Dark Night ha rappresentato il degno coronamento di un’altra indimenticabile stagione indoor.

FULVIO GALVANI

 

* Foto di Elisa Magnoni